Pidini, i compatrioti della République


La descrizione più calzante possibile del PD è tutta in una memorabile strofa di Francesco De Gregori “E non sei niente ma fai di tutto per sembrare qualcosa” (Vecchi amici, Canzoni d’amore, 1992). Poiché non è niente – senza ideali, senza cultura politica, spesso senza cultura in generale, senza memorie, senza storia, soltanto pieno di fame di governo e dell’arroganza dei bambini che lo comandano a bacchetta – per cercare di sembrare qualcosa può solo imitare.

L’ultima prova in ordine di tempo è lo striscione blu con la scritta “NOI PATRIOTI EUROPEI” che il PD ha esposto alla manifestazione per il 25 aprile a Milano, con doveroso contorno di magliette blu e di bandiere dell’Unione Europea. L’imitato è Emmanuel Macron, probabilmente avviato alla conquista della presidenza della République. Poiché vince è da scimmiottare. Peccato che, come spesso succede agli imitatori frettolosi, l’imitazione sia patetica. L’evidente ragione è che quando Macron parla di “patrie”, e di “engagement pour la patrie” e si rivolge ai suoi sostenitori e ai francesi e chiamandoli “cari compatrioti”, intende la patria francese, ovvero la République. Quando sceglie il nome del suo movimento, ‘En Marche’, si riferisce evidentemente alla ‘Marseilleise’ l’inno nazionale francese. E quando afferma che c’è solo la Francia, la “France des compatriots”, esprime un’idea di patriottismo francese. Un patriottismo che guarda all’Europa, che cerca e vuole l’Europa, ma non è un patriottismo europeo. Dietro al podio dal quale ha parlato per annunciare la sua vittoria al primo turno c’erano la bandiera francese e la bandiera dell’Unione Europea (a differenza di Renzi che da Presidente del Consiglio, quando gli ha fatto comodo, ha tolto di mezzo di mezzo la bandiera europea). Non avrebbe problemi, a definirsi patriota della Francia e dell’Europa, ma neppure sotto tortura si proclamerebbe soltanto patriota europeo, soprattutto a una festa nazionale. Non foss’ altro perché se lo facesse farebbe un regalo a Marine Le Pen che potrebbe alzare contro di lui la bandiera del patriottismo francese.
I nostri frettolosi pidini, per brama di scimmiottamento, vorrebbero fare meglio e di più. Invece di proclamarsi patrioti italiani e europei lasciano cadere la prima parte della frase, e scrivono senza indugio “NOI PATRIOTI EUROPEI”. Per rendere ancora più toccante il quadretto, tolgono di mezzo il tricolore italiano e mettono a contorno dello striscione le bandiere del PD. Travolti dall’entusiasmo, innalzano pure il tricolore francese.
Signore e signori pidini, vi fa tanto schifo il patriottismo italiano? Parlo del patriottismo di Mazzini, che ci ha insegnato che “la patria è una comunione di liberi e d’eguali affratellati in concordia di lavori verso un unico fine”, che la patria non è un aggregato, è una associazione. Non v’è dunque veramente patria senza un diritto uniforme. Non v’è patria dove l’uniformità di quel diritto è violata dall’esistenza di caste, di privilegi, d’ineguaglianze”. Parlo del patriottismo di Carlo Rosselli che contro la patria del fascismo esaltò la patria che “non si misura a frontiere e cannoni, ma coincide col nostro mondo morale e con la patria di tutti gli uomini liberi", che deve rispettare gli altri popoli, la dignità dell'uomo, la libertà, la giustizia, la cultura, il lavoro. Non avete imparato nulla dalla nostra storia. Avete già dimenticato, ammesso che l’abbiate mai capito, quello che ci ha insegnato il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, il quale ha ripetuto infinite volte, e sempre con tono pacato e parole misurate, che non esiste alcuna contraddizione intellettuale, o morale o politica fra amare l’Italia, nel significato più alto del termine, e amare l’ideale dell’Europa unita.
Non avete capito nulla neppure del conflitto ideale e politico che divide Macron e Le Pen. Non è un duello fra un europeista e una patriota francese, ma un duello fra un patriota francese e una nazionalista francese. La quale, per mettere le cose in chiaro e raccogliere i voti dei suoi al primo turno, ha fatto mettere alle sue spalle soltanto il tricolore francese, ha parlato di identità nazionale, e ha invocato la fierezza di essere francesi per nascita, lingua e cultura, ma ora che deve tentare di vincere e diventare presidente della Repubblica Francese, ha addirittura lasciato la presidenza del Front National e cerca di istaurare un dialogo con Les Républicains. Persino Marine Le Pen ha capito che le conviene tentare di attenuare il profondo solco fra la patrie dei patrioti, che è la République che vuole al suo interno soltanto cittadini liberi ed eguali, e la patrie dei nazionalisti, che è la comunità che non tollera differenze culturali e si chiude in se stessa. Con lo striscione che avete innalzato a Milano avete fatto un bel regalo ai demagoghi nazionalisti nostrani che potranno gonfiare ancora di più il petto e dire ‘noi siamo italiani e mettiamo al primo posto l’Italia; loro sono patrioti europei e mettono al primo posto l’Europa’. Non imparate mai.

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