Lo spirito del "NO" batta l'inciucio R.&B.



Qual è il rimedio più efficacie contro la corruzione, l’inefficienza delle leggi, e l’inaffidabilità dei politici? Ma è ovvio: mandare al governo uomini poco trasparenti, nemici della legalità, o del tutto inattendibili.  Per fortuna uomini siffatti da noi abbondano. Due di essi, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, sono pronti a rinnovare il loro antico sodalizio e ad assumersi l’improba fatica di riprendere il timone della Repubblica.
Le loro credenziali sono impeccabili. Berlusconi è stato condannato in via definitiva per evasione fiscale, è ineleggibile e ha evitato il carcere per gravissimi reati, quali la corruzione di senatori, il finanziamento illecito di partiti e il falso in bilancio, grazie al vergognoso trucco della prescrizione ed ha costruito la sua ascesa politica sulle accuse ai giudici di condannare galantuomini per ragioni ideologiche. Renzi ha tuonato in Senato il 19 aprile 2016 contro la “vera e propria barbarie di giustizialismo", e ha dato a tutti gli italiani un mirabile esempio di serietà quando ha affermato che se avesse perso il referendum sulla riforma costituzionale avrebbe abbandonato la politica. Invece è di nuovo sulla cresta dell’onda, capo indiscusso del PD, affamato di governo come e più di prima. Domanda innocente ai suoi seguaci: come fate a fidarvi di un individuo così?  O lo ammirate proprio perché è del tutto inaffidabile?
Cosa farà un governo Renzi - Berlusconi è fin troppo facile immaginare, in base al vecchio adagio che la volpe perde il pelo ma non il vizio: mano libera ai corrotti e ai corruttori, generosa profusione di menzogne e demagogia, mani legate ai magistrati che indagano sui politici. Se non fosse una tragedia per la Repubblica, sarebbe perfino divertente assistere ad una competizione fra Renzi e Berlusconi  su chi sa meglio mentire e meglio ingannare gli italiani.
La prova generale dell’alleanza di governo Renzi - Berlusconi l’abbiamo già vista il 16 marzo 2017 quando Forza Italia e una bella fetta di PD hanno votato insieme per salvare Augusto Minzolini – condannato in via definitiva per corruzione – dalla decadenza dal seggio parlamentare prevista dalla legge Severino: uno scempio vergognoso della legalità da fare fremere di sdegno ogni coscienza retta. Ma il primo obiettivo della rinnovata santa alleanza sarà di sicuro la Costituzione Repubblicana che entrambi detestano: l’uno perché avverte in essa odor di comunismo; l’altro perché la ritiene vecchia e incompatibile con la sua visione dell’azione di governo come gara di velocità. Berlusconi riesumerà il testo della sua riforma bocciata con il referendum del 25 e 26 giugno 2006; Renzi rispolvererà la sua riforma bocciata dal referendum popolare del 4 dicembre. In un batter d’occhi identificheranno i molti punti in comune e ci rifileranno un’altra riforma che permetterà a chi governa, cioè a loro stessi, di governare senza intralci istituzionali.
Di chi sarà la colpa, se tutto questo si avvererà? Ma di Marco Travaglio, naturalmente, che ha guidato la campagna per il NO. Ce lo ha spiegato Roberto Dalimonte: “[Marco Travaglio] mi ha reso famoso, almeno tra i miei studenti e colleghi. L’ultima volta che ci siamo incontrati, in questa stessa trasmissione, io mi sono inventato ‘il paradosso di Travaglio’. E’ il paradosso di chi, votando NO al referendum costituzionale del 4 dicembre, ha riportato in auge Berlusconi”.
Sfugge all’illustre giurisperito che la Costituzione non decide chi governa; stabilisce soltanto chi sceglie i governanti e i limiti entro i quali i governanti possono legittimamente governare. Chi governa lo scelgono gli elettori con i loro libero voto. Se Berlusconi ottenesse la maggioranza dei voti governerebbe sia con la Costituzione in vigore sia con quell’oscenità che abbiamo respinto il 4 dicembre. E governerà anche quando lo chiamerà Renzi, se avrà la maggioranze dei voti. Se Berlusconi governerà la colpa sarà dunque o degli elettori o di chi lo vorrà come alleato, ovvero di Renzi.
Potremmo consolarci con la considerazione che non voteremo più con l’incostituzionale Italicum ma con un sistema proporzionale. Ho sempre sostenuto che il proporzionale è migliore di qualsiasi sistema maggioritario perché offre migliori garanzie che il Parlamento rappresenti gli orientamenti politici dei cittadini. Purtroppo, ci ammonisce Andrea Pertici (Il Fatto, 2 giugno, 2017), il proporzionale che Renzi e Berlusconi stanno cucinando ci regalerà un parlamento di nominati, in palese contrasto con il voto del 4 dicembre, quando i cittadini hanno espresso la volontà di scegliere i propri  rappresentanti. Non sarebbe meraviglioso se lo spirito del 4 dicembre si manifestasse anche alle prossime elezioni e ci liberasse, per sempre, di Renzi e di Berlusconi? Troppo bello per essere vero.
viroli@princeton.edu  

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