Roma, 17 dicembre, La Sapienza


Dialoghi machiavelliani
17 dicembre 2018
aula Paola Supino Martini (Paleografia)
Facoltà di Lettere e Filosofia

I Sessione 10:00-13:00
Maurizio Viroli - UT Austin - USI Lugano - Princeton University
Machiavelli profetico
Pasquale Stoppelli - Sapienza Università di Roma
Lo strano caso dell’Epistola della peste

Roma, 16 dicembre, Auditorium Parco della musica

Lezioni di Storia

Maurizio Viroli "Niccolò Machiavelli"

Astuzia e fortuna

dom 16 dic | 11:00 | Sala Sinopoli, Auditorium Parco della musica, Roma
Nella sua opera più nota, Il Principe, Machiavelli (1469-1527) delinea con grande acume e realismo la scena dell'azione politica: l’uomo di potere deve essere capace di far leva anche sull'ambizione e sulle debolezze dei suoi interlocutori, destreggiandosi negli improvvisi rovesci della fortuna. Ma nella visione del “segretario fiorentino” ciò che comunemente si considera machiavellismo è solo una componente dell'agire politico e forse neppure la più importante...
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La patria è un valore, il nazionalismo no


Pochi giorni fa, nel corso della cerimonia che si è svolta a Parigi per ricordare la fine della Prima Guerra Mondiale, il Presidente Emmanuel Macron ha affermato che «le patriotisme est l'exact contraire du nationalisme. Le nationalisme en est sa trahison». Il 4 novembre, in occasione delle commemorazioni italiane, il Presidente Sergio Mattarella, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’, ha sostenuto che “oggi possiamo dirlo con ancora maggior forza: l’amor di Patria non coincide con l’estremismo nazionalista. L’amor di Patria viene da più lontano, dal Risorgimento. Un impegno di libertà, per affrancarsi dal dominio imposto con la forza: allora da Stati stranieri. Dopo la Grande Guerra fu una parte politica a comprimere la libertà di tutti. In questo risiede il profondo legame tra Risorgimento e Resistenza.” Due capi di stato europei, in un’occasione solenne per la storia dei loro popoli,ci esortano dunque a prendere coscienza che patriottismo e nazionalismo, spesso confusi nel linguaggio corrente, sono concetti radicalmente diversi e che mentre il patriottismo è un valore da difendere, il nazionalismo è un male da combattere. Perché sono concetti radicalmente diversi, e perché l’uno è un valore e l’altro un male?

Città del Messico, 5 novembre

¿Qué tan maquiavélico fue Maquiavelo?
 
En ocasión de la visita del Dr. Maurizio Viroli, profesor emérito por la Universidad de Princeton, quien es reconocido internacionalmente como uno de los especialistas en el trabajo de Nicolás Maquiavelo, se realizará una conferencia en el Auditorio Alfonso Caso en la Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM) el día lunes 5 de noviembre de 2018. En la conferencia se contará con la presencia del Dr. Leonardo Curzio, investigador del CISAN; el maestro Jorge Islas López, académico y constitucionalista, profesor del seminario de Constitucional I en el ITAM y de la materia de Teoría Constitucional y Derecho Constitucional en la UNAM; y se contará con la presencia del Director de la facultad de Derecho de la UNAM, Raúl Contreras como moderador.

05 de noviembre de 2018
De 10:30 a 12:00h
OTRA
Auditorio Alfonso Caso, UNAM

I cellulari compromettono la qualità dell’insegnamento


Ho raccontato a ottimi colleghi italiani che da qualche anno proibisco l’uso di cellulari, tablet e computer agli studenti che seguono le mie lezioni. Io stesso non utilizzo strumenti elettronici in aula se non per proiettare immagini indispensabili alla lezione. Ovviamente accade che ci siano casi eccezionali, ma eccezionali, appunto. Se uno studente trasgredisce la regola, tolgo un punto nella valutazione finale; se trasgredisce una seconda volta lo espello dall’aula. Naturalmente spiego bene le regole e le ragioni delle regole durante la prima lezione e tutto è scritto nella descrizione del corso. Nessun comportamento arbitrario da parte mia, ma inflessibilità. Una cara collega, docente di letteratura italiana, ha sostenuto che, invece, a suo giudizio i supporti elettronici aiutano a migliorare la qualità della lezione. Mi ha spiegato che così gli studenti possono verificare all’istante se le interpretazioni del docente sono corrette, possono arricchire le analisi con altri riferimenti testuali, possono criticare le idee citando testi diversi.

I doveri di Salvini


Il richiamo a Simone Weil fatto dal ministro Salvini durante il suo discorso di domenica a Pontida è frutto di un uso perverso e mistificatorio del linguaggio dei doveri e di un’evidente ed inaccettabile manipolazione del pensiero di una delle più grandi pensatrici del Novecento. Quando Simone Weil, nella sua opera L’enracinement, parlava della priorità dei doveri sui diritti si riferiva al fatto che solo i doveri hanno la capacità di garantire i diritti, i quali altrimenti hanno bisogno della forza per essere attuati. Ciò che la filosofa francese voleva sottolineare è che soltanto in una società pervasa da una diffusa cultura dei doveri i diritti possono essere davvero concretizzati: «l’adempimento effettivo di un diritto non viene da chi lo possiede, bensì dagli altri uomini che si riconoscono, nei suoi confronti, obbligati a qualcosa». Nella sua visione del mondo, i doveri avevano la funzione fondamentale di legare gli uomini tra di loro, non di dividerli. Ella riconosceva che i doveri sono radicati nell’animo umano e che essi – a cominciare da quelli dei governanti nei confronti dei governati — costituiscono l’elemento essenziale per ogni ordinamento legittimo e per ogni relazione sociale nella quale si voglia realizzare la giustizia.

Etica del servizio e del comando


Soltanto la persona moralmente libera, vale a dire la persona che ha senso del dovere, può servire bene la Repubblica. Chi non ha senso del dovere è una persona banale o una persona d’animo servile. Le persone banali possono obbedire con zelo e svolgere le loro mansioni con molta efficienza. Poiché non hanno convinzioni profonde sono però disponibili a servire qualsiasi regime: il terzo reich o la libera repubblica fa poca differenza. Le persone d’animo servile sanno servire bene un uomo o alcuni uomini, non un ideale, e tanto meno la Repubblica. Tanto le persone banali quanto le persone d’animo servile hanno l’animo meschino, spesso miserabile. Possono essere astuti, mai saggi. Sanno pensare soltanto in piccolo; non hanno la finezza intellettuale che nasce dall’impegno a capire qualche cosa che è più importante della vita privata e familiare. Possono essere dunque burocrati di uno stato autoritario o ottimi cortigiani, mai veri servitori della Repubblica.

La critica radicale del presente: l'eredità di Marx


Non saprei dire quanti altri giovani della mia generazione misero in soffitta Marx dopo aver letto l’articolo Esiste una teoria marxista dello stato? che Norberto Bobbio pubblicò nel 1975 su ‘Mondoperaio’, e ripubblicò nel 1976 nel libro Quale socialismo?, ma sospetto siano stati molti.  La risposta di Bobbio era netta: negli scritti di Marx e di Engels, “una vera e propria teoria socialistica dello stato non esiste”. A nulla valsero le centinaia di pagine scritte dagli intellettuali ‘organici’, come si diceva allora, al Partito Comunista per confutare Bobbio e salvare Marx. Se Marx non aveva fornito una teoria dello stato, come poteva essere guida intellettuale di un partito che aspirava a guidare lo stato democratico?

Discorso 25 aprile - Casa Cervi


 È per me un vero onore parlare oggi, 25 aprile 2018, qui a Casa Cervi. Perdonate l’emozione di un vecchio professore. Albertina Sogiani e gli amici di Casa Cervi mi hanno chiesto di commemorare la liberazione. Non mi sento all’altezza del compito. Commemorare un evento così grande e così importante è impossibile per chiunque. Tutte le parole, se ci pensate bene, sono inadeguate, piccole, povere.
Una circostanza come questa richiederebbe, forse, il silenzio, che è la parola più solenne. Silenzio nel quale ognuno di noi si raccoglie nella propria vita interiore e si chiede cosa è stato quel sacrificio, ne rievoca da solo o da sola il valore.
Oltre alla difficoltà del compito, c’è un’altra difficoltà che devo condividere con voi, ed è la grave preoccupazione che avverto per il diffondersi dei movimenti fascisti. I fascisti diventano ogni giorno più aggressivi. Sono entrati in chiesa a intimidire un parroco che aiuta gli immigrati: è avvenuto a Pistoia nella parrocchia di don Massimo Biancalani nell’agosto del 2017. Hanno fatto irruzione in un centro di solidarietà – Como Senza Frontiere – nel novembre 2017 e hanno letto un proclama delirante che iniziava con le parole “nessun rispetto per voi traditori della patria“. Nessuno dei presenti ha reagito, “siamo persone pacifiche” ha dichiarato una cittadina presente. A Macerata, il 3 febbraio di quest’anno, un fascista ha sparato sugli immigrati. Non si contano le manifestazioni con saluti romani e le scritte che inneggiano al duce.

25 aprile

La Festa del 25 aprile a Casa Cervi è un evento entrato nella consuetudine della Festa della Liberazione a livello nazionale. Migliaia di cittadini da tutta Italia, da ormai 15 anni, hanno scelto Casa Cervi come luogo prediletto per celebrare questa festa nazionale, in maniera antiretorica e conviviale, tra musica e grandi ospiti istituzionali, dal mondo della cultura e della cittadinanza attiva. Un’importante novità di quest’anno riguarda la vigilia della Liberazione, martedì 24 aprile 2018, con una serata tutta dedicata alla Costituzione, nel 70° Anniversario della sua entrata in vigore.
Dal 28 maggio all'1 giugno 2018 si svolgerà a San Marino l’incontro internazionale Designing Civic Consciousness.
L’iniziativa, organizzata dall’Università degli Studi della Repubblica di San Marino, ha lo scopo di riflettere sui temi che ruotano attorno alla coscienza civile e alla progettazione di nuovi strumenti per l’educazione civica, invitando al confronto filosofi, storici e designer. [segue programma]

Lo Stato deve manifestare contro i fascisti



Altro che vietare le manifestazioni, a Macerata deve manifestare lo Stato: manifestare la sua ferma determinazione di combattere i fascisti con tutte le sue forze, nel pieno rispetto della Costituzione e delle leggi. A Macerata deve andare il Presidente della Repubblica e parlare, con i corazzieri alle spalle come prevede il cerimoniale, e con lui sul palco devono esserci il Presidente del Consiglio, il Ministro degli Interni e quello della Difesa, i Presidenti di Senato e Camera, i comandanti militari e delle forze di sicurezza. Devono dire con parole chiare che la Repubblica s’impegna solennemente a non dare tregua ai fascisti e a proteggere la libertà e la sicurezza di tutti, cittadini e non cittadini.

Più responsabilità, ma meno tasse

*Per ragioni editoriali, l'articolo è stato pubblicato in forma ridotta su "Il Fatto". In questa sede, invece, ne riportiamo la versione integrale.



Anche a me come a Roberta De Monticelli (Il Fatto Quotidiano, 14 gennaio 2018), in un primo momento, la proposta di Liberi e Uguali è parsa demagogica e sbagliata. L’errore, però, non è nella sostanza ma nella forma (che per me è importante quanto la sostanza). Se la detassazione dell’università si pone dentro una prospettiva repubblicana (che Grasso ha omesso di chiarire) allora cade l’idea di “logica al ribasso” denunciata da De Monticelli, anzi, oserei dire che detassare è il miglior modo per avere gli strumenti legislativi che possono dare qualche speranza all’università italiana.

Studi gratuiti? Vanno riformate anche le scuole



La proposta di Liberi e Uguali di abolire le tasse universitarie non sarebbe difficile da comprendere e da far propria se noi italiani, oltre a vivere e usufruire dei benefici che la Repubblica ci garantisce, fossimo anche repubblicani. L'educazione è, per chi ama la repubblica e ne comprende appieno il significato, diritto inalienabile della persona umana come il lavoro, la salute, la sicurezza. Noi lottiamo perchè ciascuno abbia il diritto di usufruire di cure adeguate e di buona qualità (mai ci è passato per la mente di dire che chi è ricco non deve usufruire della sanità pubblica o del medico di base). E la cultura non è alla stessa stregua?

Patria a sinistra. Serve l'amor di patria



Con la sua dichiarazione che Pietro Grasso è di sinistra ed è un patriota (‘La Repubblica’ 30 dicembre 2017), Pierluigi Bersani ha pronunciato un bell’elogio che merita di essere approfondito. Sinistra e patriottismo sono tradizioni politiche e ideali che, nella nostra storia, in pochi casi hanno camminato insieme; spesso si sono guardate con reciproca diffidenza o apertamente combattute.